Usando questo sito si accetta l'utilizzo dei cookie per analisi, contenuti personalizzati e annunci.
Performance dei sistemi sanitari regionali: Nord promosso, Sud bocciato. Lo dice il Rapporto Crea Salute

Le Province autonome di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto hanno un servizio sanitario regionale molto più efficiente rispetto a quello di Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sardegna.

A dirlo è il Rapporto “Una misura di Performance dei Servizi Sanitari Regionali” realizzato dal Centro Studi Crea Sanità dell'Università di Roma Tor Vergata attraverso il coinvolgimento di un panel di 100 esperti afferenti a cinque categorie di Stakeholder: Utenti, Istituzioni, Professioni sanitarie, Management aziendale, Industria medicale.

Le altre Regioni (Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio, Abruzzo) si posizionano in un’area di performance “intermedia”. I ricercatori ci tengono però a sottolineare che non si tratta di una classifica ma di una fotografia delle performance dei sistemi sanitari regionali (SSR) sia in ambito privato che pubblico.

VAI AL RAPPORTO

La finalità è quella di rappresentare una modalità di valutazione dei livelli di tutela e promozione della salute a livello regionale, capace di fornire una indicazione sul livello di legittima aspettativa che il cittadino può detenere nei confronti della Salute perseguibile nei diversi contesti regionali.

La soddisfazione degli esperti interrogati da CREA Sanità rispetto alle performance è scarsa: i migliori risultati regionali raggiunti sono ben lontani da una performance ottimale, soprattutto per utenti e Istituzioni.

Il panel di esperti era così costituito:

- 15 rappresentanti delle Istituzioni: 9 nazionali e 6 regionali;
- 12 rappresentanti degli utenti/cittadini: 11 presidenti/coordinatori nazionali di associazioni dei pazienti e 1 direttore di media (testata giornalistica sanitaria);
- 29 rappresentanti delle professioni sanitarie: 24 presidenti di società scientifiche, 2 segretari nazionali di società scientifiche, 1 dell’Università, 2 coordinatori regionali di aree cliniche specifiche;
- 27 componenti del management sanitario: 20 direttori generali di aziende sanitarie, 6 direttori sanitari di aziende sanitarie e 1 direttore di distretto sociosanitario;
- 17 rappresentanti dell’Industria: 15 dirigenti di aziende medicali (farmaci e dispositivi medici), 1 presidente di compagnia assicurativa sanitaria e 1 presidente di associazione di categoria.

I parametri presi in considerazione nel report 2018 sono quella sociale (equità), esiti, appropriatezza, innovazione ed economico-finanziaria.

E naturalmente i risultati spesso dipendono da dove gli stakeholders interrogati operano (Ssr in piano di rientro o in sostanziale equilibrio). A riprova di ciò, la dimensione sociale, la cui importanza nella performance risulta in aumento negli ultimi anni, appare particolarmente importante per chi opera nelle realtà in piano di rientro.

Ancora una volta ci si trova di fronte al divario Nord-Sud. Che assume una nuova, ulteriore declinazione nei criteri di misurazione della performance.

Anche se, secondo lo studio, il gap tra chi opera in Regioni in sostanziale equilibrio e chi in Regioni in piano di rientro, pur rimanendo una maggiore “aspettativa” fra i primi, tende a ridursi, proporzionalmente al progressivo superamento delle condizioni di “ritardo” delle Regioni in piano di rientro.

Nel tempo, si è ridotto il contributo della dimensione economico-finanziaria alla performance (14,3%), un processo iniziato in corrispondenza proprio del risanamento finanziario dei Ssr, ed è cresciuto quello degli esiti (23,1%), evidentemente in concomitanza alla diffusione del Programma Nazionale Esiti (PNE) e alla diffusione di una crescente cultura del monitoraggio statistico di questa dimensione.

Nel 2018 è cresciuto ancora il contributo della dimensione sociale (equità), che ha raggiunto il 26,1%; l’appropriatezza continua a essere allineata agli esiti (22,8%).

La dimensione innovazione continua a riscuotere un “favore” relativo, contribuendo per il 13,8%, probabilmente per colpa degli indicatori elaborati, definiti dal panel ancora non perfettamente rappresentativi.
 
Per i rappresentanti degli utenti, alcuni indicatori della dimensione sociale e innovazione contribuiscono per oltre il 40% alla performance. In particolare, l’indicatore “numero di PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) redatti negli ultimi 5 anni” porta un contributo del 14,9%, seguito da quello “quota famiglie impoverite a causa di spese sanitarie Out of Pocket” (14,4%) e “quota di persone che rinuncia a sostenere spese sanitarie per motivi economici” (11,2%). Seguono il “disavanzo pro-capite” (11,0%) e la “quota di pazienti con Infarto Miocardico Acuto trattati con PCTA entro 2 giorni” (7,1%).

Considerando i soli stakeholder delle Regioni in piano di rientro l’indicatore di innovazione lascia il posto nel ranking a quelli della dimensione economico-finanziaria, in particolare “disavanzo pro-capite” (13,5%) e “spesa sanitaria totale pro-capite standardizzata” (9,2%). Per gli stakeholder che operano in realtà in sostanziale equilibrio pesano invece maggiormente l’inaproppriatezza dei ricoveri ospedalieri” (21,4%) e il “livello di implementazione del FSE” (7,6%).

Per le istituzioni il 70% della performance è spiegato dagli indicatori: “quota famiglie con spese sanitarie Out of Pocket catastrofiche” (34,2%), “aspettativa di vita in buona salute” (22,9%), “quota pazienti over 75 dimessi vivi non al domicilio” (11,3%) e “disavanzo pro-capite” (6,6%).

Per i rappresentati delle Regioni in piano di rientro l’inappropriatezza ospedaliera (18,1%) prende il posto della “dimissione degli anziani non al domicilio”. Per chi opera in Regioni in equilibrio, l’”incidenza della spesa totale sul PIL” va a sostituire il “disavanzo”.

Per le professioni sanitarie 5 indicatori rappresentano oltre il 70% della performance: “quote di aziende sanitarie che alimentano il Fascicolo Sanitario Elettronico” (23,2%), “quota persone molto soddisfatte dall’assistenza medica e infermieristica ospedaliera o dei servizi ASL” (20,4%), “quota ricoveri ospedalieri ordinari in acuzie afferenti a DRG potenzialmente inappropriati” (13,1%), “incidenza spesa sanitaria totale standardizzata sul PIL” (6,9%) e “quota di pazienti con Infarto Miocardico Acuto trattati con PCTA entro 2 giorni” (6,9%).

Per il management aziendale i due terzi del contributo alla performance sono attribuiti agli indicatori “quota di pazienti con Infarto Miocardico Acuto trattati con PCTA entro 2 giorni” (17,2%), “quota di persone che rinuncia a sostenere spese sanitarie per motivi economici” (14,2%), “disavanzo pro-capite” (10,6%), “spesa sanitaria totale pro-capite standardizzata” (8,3%), “quota famiglie impoverite a causa di spese sanitarie Out of Pocket” (7,9%), “consumo pro--capite annuo per farmaci approvati da European Medicine Agency negli ultimi 3 anni ed ammessi alla rimborsabilità” (6,6%) e “quota persone molto soddisfatte dall’assistenza medica e infermieristica ospedaliera o dei servizi ASL” (6,6%).

Analizzando i soli rappresentanti delle Regioni in piano di rientro, si confermano gli indicatori, anche se il peso complessivo dei due del sociale aumenta, passando dal 22,1% al 39,5%. Aumenta anche il contributo della customer satisfation; per i rappresentanti delle realtà in equilibrio entra in gioco invece la spesa sanitaria totale pro-capite.

Per quelle che operano in realtà in equilibrio il disavanzo procapite quasi raddoppia il suo contributo, raggiungendo il 19,6 per cento.

Infine, per l’industria medicale oltre il 70% del contributo alla performance è attribuibile a 6 indicatori: “quota famiglie impoverite a causa di spese sanitarie Out of Pocket” (20,4%), “consumo pro-capite annuo per farmaci approvati da European Medicine Agency negli ultimi 3 anni ed ammessi alla rimborsabilità” (14,8%), “quota di persone che rinuncia a sostenere spese sanitarie per motivi economici” (13,7%), “disavanzo pro-capite” (9,2%), ”spesa sanitaria totale pro--capite standardizzata” (7,5%) e “prevalenza di persone senza disabilità” (6,9%).

Considerando i soli rappresentanti delle categorie che operano nelle Regioni in piano di rientro, l’impoverimento e il ricorso ai farmaci nuovi lasciano il posto alla soddisfazione dei pazienti (15,3%) e ai ricoveri per DRG a rischio di inappropriatezza (15,2%).

Disavanzo e spesa totale lasciano invece il posto all’aspettativa di vita e all’implementazione dei PDTA.

Gli stakeholder dell’industria che operano nelle Regioni in equilibrio attribuiscono quasi il 90% della performance a due soli indicatori: “quota famiglie impoverite a causa di spese sanitarie Out of Pocket” (64,6%) e “spesa sanitaria totale pro-capite standardizzata” (23,3%).

A livello generale i livelli maggiori di tutela della Salute sono nelle Regioni del Nord-Est, risultato che potrebbe essere interpretato (anche in coerenza con la crescente importanza della dimensione sociale nella performance) come una indicazione a sviluppare politiche di integrazione fra Sanità e Sociale, quale misura necessaria per migliorare la performance nell’ambito della tutela della Salute e dell’inclusione. 

Vai al Rapporto

Fonte: Quotidiano Sanità

Ufficio stampa AIPO