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La tracheostomia rappresenta una procedura chirurgica al giorno d’oggi ampiamente praticata nelle terapie intensive, in quanto è associata ad una ridotta permanenza dei pazienti nelle terapie intensive stesse e ad una ridotta mortalità. Per tali motivi la sua esecuzione è al giorno d’oggi numericamente molto aumentata rispetto al passato. E’ ovvio d’altra parte che, superata la fase acuta, la rimozione della cannula tracheostomica o decannulazione rappresenta un momento importante nella gestione di questi pazienti, in quanto ha effetti positivi sulla deglutizione, sulla fonazione ed in ultima analisi sulla qualità della vita. Tale procedura viene praticata soprattutto nei centri di riabilitazione polmonare, dove i soggetti con tracheostomia vengono avviati dopo la risoluzione dell’evento acuto. Il giusto timing della decannulazione rappresenta un aspetto fondamentale in quanto, se essa viene effettuata prematuramente e senza un adeguato monitoraggio, espone il paziente a rischio di recidiva dell’insufficienza respiratoria e a conseguente necessità di riposizionamento della cannula. Se invece viene effettuata in modo tardivo, le probabilità che abbia successo tendono a diminuire con il rischio di una cannula permanente, con tutte le note spiacevoli conseguenze (stenosi tracheali, sanguinamenti, fistole, infezioni ecc.). Nonostante quanto detto, allo stato attuale però non esiste un protocollo universalmente accettato per la decannulazione. Ci è sembrato pertanto importante segnalare uno studio in proposito apparso recentemente sull’International Journal of Evidence-Based Healthcare. Si tratta di una revisione sistematica sull’argomento. La ricerca è stata condotta tramite i motori PubMed/MEDLINE, Google Scholar, Union Catalogue of Theses and Dissertations via SABINET Online. Alla fine della selezione sono stati inclusi nella revisione 25 studi (totale 1.678 pazienti), molto difformi tra loro per i metodi di valutazione e per la loro qualità, misurata tramite il Mixed Methods Appraisal Tool version 2011. I metodi di valutazione più usati per decidere la decannulazione erano il consenso informato, la stabilità clinica, l’efficacia della tosse, la pervietà delle vie aeree. Le conclusioni sottolineavano la mancanza di prove di evidenza adeguate a supportare la efficacia dei vari protocolli e auspicavano ulteriori ricerche in merito.
Lo studio è importante, pur nella negatività delle conclusioni, in quanto pone l’accento su una problematica assai comune nei centri di riabilitazione, il cui corretto approccio ha ricadute importanti sulla qualità della vita dei pazienti e sul consumo di risorse sulla collettività. Studi multicentrici standardizzati sarebbero opportuni per validare un protocollo condiviso.

Bibliografia di riferimento

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