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E’ oramai scientificamente provato che la riabilitazione polmonare rappresenta una componente importante nella gestione della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO): numerosi studi randomizzati controllati hanno infatti dimostrato miglioramenti clinicamente significativi nella capacità all’esercizio, nei sintomi (dispnea e fatica muscolare) e nella qualità della vita (1).
Tuttavia, molto spesso (secondo studi circa nella metà dei pazienti) (2), l’esercizio fisico che è alla base di ogni programma riabilitativo determina una desaturazione ossiemoglobinica con valori al di sotto del 90%. Questo fenomeno impedisce spesso di raggiungere alte intensità di allenamento con conseguente impatto negativo sulla efficacia del training. Precedenti studi, condotti peraltro su casistiche di piccole dimensioni, su pazienti in ossigenoterapia a lungo termine (LTOT) e comunque non desaturanti, hanno dimostrato efficacia nel consentire più alte intensità di allenamento rispetto ai pazienti che respiravano aria ambiente (3, 4).
Ci sembra pertanto interessante segnalare un recente studio apparso sull’ERJ in quanto condotto su pazienti BPCO normossiemici a riposo, ma desaturanti in corso di esercizio. Lo studio in questione era uno studio prospettico e randomizzato controllato in doppio cieco nel quale sono stati reclutati 111 pazienti di cui 97 hanno completato lo studio, tutti affetti da BPCO da moderata a grave, normossiemici, ma che desaturavano (SPO2 < 90%) in corso di 6MWD eseguito in aria ambiente. I due bracci eseguivano entrambi lo stesso programma riabilitativo, incentrato sull’allenamento di tipo aerobico, ma il primo lo effettuava in O2-terapia, mentre il secondo in aria medicata (intervento sham). Gli outcome primari presi in considerazione erano l’endurance, misurata con Endurance Shuttle Walk Test (ESWT) e la qualità della vita (QoL) misurata con il Chronic Respiratory Disease Questionnaire (CRQ). Al termine di 8 settimane di training in entrambi i gruppi si registrava un miglioramento significativo della capacità all’esercizio e della QoL rispetto ai valori di base, ma l’analisi tra gruppi non dimostrava nessuna differenza statisticamente significativa.
L’articolo è assai interessante anzitutto per il metodo e per la rigorosità con cui è stato condotto, poi per la numerosità della casistica; le conclusioni sono in linea con le raccomandazioni che emergono dai documenti e dalle linee guida internazionali sulla riabilitazione (5, 6), che cioè l’ossigeno in corso di esercizio non dovrebbe essere routinariamente prescritto se il paziente, anche se desaturante, non possiede i requisiti per essere sottoposto a LTOT.
 

Bibliografia

  1. McCarthy B, Casey D, Devane D, et al. Pulmonary rehabilitation for chronic obstructive pulmonary disease. Cochrane Database Syst Rev 2015;2:CD003793.
  2. Jenkins S, Cecins N. Six-minute walk test: observed adverse events and oxygen desaturation in a large cohort of patients with chronic lung disease. Intern Med J 2011;41:416-22.
  3. Emtner M, Porszasz J, Burns M, et al. Benefits of supplemental oxygen in exercise training in nonhypoxemic chronic obstructive pulmonary disease patients. Am J Respir Crit Care Med 2003;168:1034-42.
  4. Neunhauserer D, Steidle-Kloc E, Weiss G, et al. Supplemental oxygen during high-intensity exercise training in nonhypoxemic chronic obstructive pulmonary disease. Am J Med 2016;129:1185-93.
  5. Spruit MA, Singh SJ, Garvey C, et al. An Official American Thoracic Society/European Respiratory Society Statement: key concepts and advances in pulmonary rehabilitation. Am J Respir Crit Care Med 2013;188:e13-e64.
  6. Bolton CE, Bevan-Smith EF, Blakey JD, et al. British Thoracic Society guideline on pulmonary rehabilitation in adults: accredited by NICE. Thorax 2013;68(Suppl 2):ii1-ii30.