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Negli ultimi anni si sono consolidate conoscenze scientifiche sulle modalità più appropriate per la gestione degli endoscopi allo scopo di prevenire la trasmissione di infezioni; queste modalità rappresentano il reprocessing degli endoscopi stessi. Il reprocessing è definibile come l’insieme delle tappe necessarie a cui sottoporre un dispositivo medico contaminato per essere riutilizzato con sicurezza; queste tappe sono rappresentate dalla pulizia, dal test funzionale, dal confezionamento, dall’etichettatura, dalla disinfezione e dall’eventuale sterilizzazione. A tale riguardo sono state pubblicate numerose linee guida (1). I broncoscopi sono classificati come dispositivi semicritici per i quali è prevista la disinfezione di alto livello (in grado di inattivare tutte le forme vegetative di batteri, micobatteri, funghi e virus), ma la sterilizzazione (che inattiva qualunque microrganismo, anche in forma di spora) non è obbligatoria (2).
La diffusione di infezioni in corso di esami endoscopici è un fenomeno noto ma raramente segnalato. Nonostante i progressi tecnologici, tuttavia, questo rischio continua ad esistere. Tra le ragioni di questi eventi, una delle più comuni è rappresentata dalle violazioni dei protocolli di disinfezione. Lo studio pubblicato nel novembre 2018 su Chest da Ofstead e colleghi richiama la nostra attenzione su questo tema. Si tratta di uno studio condotto su tre centri di cura di terzo livello (tra cui due centri trapianto) negli Stati Uniti, che ha valutato prospetticamente la sicurezza della broncoscopia esaminando eventuali contaminazioni degli strumenti, attraverso esami colturali e test biochimici. Sono stati testati broncoscopi diagnostici, terapeutici ed ecoendoscopi (EBUS).
Già all’esame ispettivo sono stati identificati residui oleosi, macchie di liquidi essiccati, residui di vari colori. L’esame della parte interna dei broncoscopi mostrava liquidi, scolorimenti, graffi, detriti filamentosi e canali ammaccati. In due dei tre centri partecipanti dello studio sono state evidenziate inadempienze rispetto alle linee guida sul reprocessing. Sono state osservate criticità nelle condizioni di igiene con cui venivano maneggiati i broncoscopi o nell’utilizzo dei guanti. Verificando con un apposito strumento i canali operativi dopo la disinfezione ad alto livello (High-Level Disinfection, HLD), sono state rilevate proteine umane in tutti i broncoscopi. Nonostante la HLD, sono stati rilevati sulla superficie dei broncoscopi livelli significativi di adenosina trifosfato (un marker di contaminazione biologica). Dopo il reprocessing, il 58% dei broncoscopi ospitava agenti patogeni (batteri quali Stenotrophomonas maltophilia e Escherichia coli/Shigella spp).
I risultati dello studio ci suggeriscono dunque di aumentare il livello di attenzione su questo tema. Anche se è importante considerare che sono rari i casi di “vere infezioni” riportati in letteratura (forse sottostimati), uno studio come questo certamente aumenta la consapevolezza degli pneumologi interventisti in merito alle potenziali infezioni da broncoscopia. Generalmente l’attenzione degli infermieri su questo ambito è maggiore rispetto a quella dei medici e dunque è importante la sensibilizzazione proprio di questi ultimi. Benché si tratti di una condizione sottovalutata in quanto non è pratica comune la sorveglianza infettiva post-procedurale, sono descritti in letteratura svariati casi di infezione dopo agoaspirato transbronchiale ecoguidato (EBUS-TBNA) (3). Strumenti dal canale operativo più piccolo come quelli pediatrici o gli ultrasottili potrebbero porre problematiche maggiori in merito al reprocessing.
La sfida a cui questi dati ci pongono innanzi è sia clinica che organizzativa, perché nessuna contaminazione biologica deve poter passare da un paziente all’altro. Occorre porsi domande in merito alla sicurezza della broncoscopia e a cosa si possa fare per garantirla ai pazienti.
Un’opportunità da questo punto di vista può essere rappresentata dai broncoscopi monouso, sui quali tuttavia occorre fare delle valutazioni in termini di performance e di costo; d’altro canto, alcuni esami, come quelli di ecoendoscopia, non possono essere eseguiti con strumenti di questo tipo.

Bibliografia

  1. Mehta AC, Prakash UB, Garland R, et al. American College of Chest Physicians and American Association for Bronchology [corrected] consensus statement: prevention of flexible bronchoscopy-associated infection. Chest 2005;128:1742-55.
  2. Rutala WA, Weber DJ. Reprocessing semicritical items: current issues and new technologies. Am J Infect Control 2016;44(5 Suppl):e53-62.
  3. Vaidya PJ, Munavvar M, Leuppi JD, et al. Endobronchial ultrasound-guided transbronchial needle aspiration: safe as it sounds. Respirology 2017;22:1093-101.