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La chemioterapia a base di platino rappresenta un’opzione di trattamento di prima linea per molti pazienti affetti da NSCLC (Non-Small Cell Lung Cancer) con istologia squamosa (1). Tuttavia, l’efficacia del trattamento chemioterapico standard è limitata, con una mediana sopravvivenza globale (OS) inferiore ad un anno (2). Per superare questi limiti di efficacia, l’immunoterapia con atezolizumab (anti-PD-L1) in associazione alla chemioterapia rappresenta un’opzione emergente nel trattamento dei pazienti con NSCLC ad istologia squamosa.
Il razionale biologico risiede nel fatto che gli agenti citotossici provocano effetti immunomodulatori positivi rilasciando alti livelli di antigeni tumorali e il ripristino dell’immunosorveglianza, suggerendo che la chemioterapia possa essere in grado di migliorare l’attività antitumorale dell’atezolizumab.
La combinazione di atezolizumab con carboplatino e nab-paclitaxel (A + CnP) ha già ricevuto l’approvazione degli FDA ed EMA per il trattamento di prima linea dei pazienti con NSCLC metastatico non squamoso (3).
Per quanto riguarda, invece, l’istologia squamosa, che rappresenta il 25- 30% delle neoplasie polmonari, sono stati recentemente pubblicati i risultati aggiornati in termini di PFS (Progression-Free Survival) nell’“Intention-To-Treat population” (ITT) dello studio di fase III, internazionale, in aperto, IMpower131 (clinicaltrials.gov, NCT02367794).
Nello studio sono stati randomizzati 1:1:1 1.021 pazienti con diagnosi NSCLC squamoso in stadio IV, di cui 343 pazienti trattati con A in combinazione con carboplatino-paclitaxel (A + CP), 343 con A + CnP e 340 trattati con chemioterapia secondo schema CnP per 4-6 cicli di trattamento.
I pazienti randomizzati nei bracci terapeutici A + CP o A + CnP hanno ricevuto una terapia di mantenimento con A fino a progressione di malattia o perdita del beneficio clinico.
I risultati pubblicati nel mese di Aprile 2020 sulla rivista Journal of Thoracic Oncology hanno mostrato che l’aggiunta di atezolizumab alla chemioterapia a base di platino determina una PFS significativamente migliore rispetto alla sola chemioterapia.
Se analizziamo i dati, si tratta dei risultati nella ITT della combinazione A + CnP rispetto a CnP, in cui si è ottenuta una PFS di 6,3 mesi e 5,6 mesi rispettivamente. La PFS a 12 mesi è risultata del 24,7% nei pazienti del braccio A + CnP rispetto al 12% nei pazienti trattati secondo schema CnP. Inoltre, dall’analisi di sottogruppo, è emerso che i pazienti con alti livelli di PD-L1 sono quelli che traggono maggior beneficio in termini di PFS dal regime con A + CnP rispetto a quello a base di CnP, con i seguenti risultati di 10,1 mesi verso 5,5 mesi (HR = 0,44; IC 95%, 0,27-0,71), rispettivamente.
Invece, non è stata riportata nessuna differenza significativa nell’OS tra gruppi trattati con A + CnP e con CnP, fatta eccezione per il sottogruppo di pazienti con alti livelli di PD-L1 dove è stata registrata un’OS di 23,4 mesi verso 10,2 mesi (HR = 0,48; IC 95%, 0,29-0,81) rispettivamente. Per quanto concerne il profilo di sicurezza, invece, non sono stati riportati risultati aggiuntivi, rispetto al profilo di tossicità noto di ciascun trattamento valutato. Gli effetti collaterali più gravi si sono riscontrati maggiormente nel braccio contenente atezolizumab, rispetto a quello con sola chemioterapia.
Nei bracci A + Cp e A + CnP, rispetto al braccio CnP, gli eventi avversi gravi riportati sono stati neutropenia febbrile, anemia e polmonite, quest’ultimo effetto avverso noto da immunoterapia.
In conclusione lo studio IMpower131 suggerisce che l’aggiunta di atezolizumab a CnP determina un vantaggio in PFS maggiore nei pazienti con elevata espressione di PD-L1, confermando ancora una volta l’importanza dei biomarcatori per un’adeguata selezione dei pazienti e per la scelta della migliore strategia terapeutica da adottare.
Tuttavia mancano ancora i dati sull’ associazione di A + C verso CnP sia in termini sia di PFS che di OS. Dunque, prima di cambiare la pratica clinica sarà necessario attendere i risultati definitivi e la conseguente approvazione da parte delle autorità regolatorie.

Bibliografia

  1. Planchard D, Popat S, Kerr K, et al. Metastatic non-small cell lung cancer: ESMO clinical practice guidelines for diagnosis, treatment and follow-up. Ann Oncol 2018;29(Suppl 4):iv192–iv237.
  2. Socinski MA, Obasaju C, Gandara D, et al. Current and emergent therapy options for advanced squamous cell lung cancer. J Thorac Oncol 2018;13:165-83.
  3. Tecentriq (atezolizumab) [package insert]. South San Francisco, CA:Genentech, Inc; 2019.