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L’oscillometria forzata è una tecnica di fisiopatologia respiratoria relativamente semplice, non invasiva e utilizzata per calcolare l’impedenza del sistema toraco-polmonare. Per impedenza (Z) si intende la forza di opposizione di un circuito al passaggio di un impulso. Operativamente parlando, l’impedenza viene misurata come espressione di due sue variabili, la resistenza (R) e la reattanza (X) ed ognuno di questi parametri può essere misurato a diverse frequenze, dai 5Hz, espressione delle impedenze totali del sistema toraco-polmonare, ai 20Hz, espressione delle impedenze più prossimali e quindi delle vie aeree centrali.
La tecnica fu introdotta da Dubois negli anni ’50, ma la contemporanea introduzione del pletismografo la relegarono ad un ruolo secondario. Il successivo avvento di innovative tecniche informatiche ha risolto i molteplici problemi correlati alla complessità dei calcoli matematici, permettendo lo sviluppo della tecnica e la diffusione ai laboratori di fisiopatologia respiratoria a partire dagli anni ’80-90. Dal punto di vista pratico il vantaggio di questa tecnica è legato alla possibilità di eseguire solo manovre a volume corrente semplificando significativamente l’esecuzione del test al paziente. Viene da sé che questa tecnica ha trovato la sua applicazione principale in ambito pediatrico dove anche l’esecuzione di una spirometria semplice risulta talvolta impossibile.
Tuttavia, così come in ambito pediatrico, sappiamo bene che anche i pazienti più anziani spesso non sono in grado di eseguire correttamente una manovra spirometrica. In tal senso gli Autori dell’articolo che stiamo analizzando hanno pensato di valutare l’applicabilità dell’oscillometria (in particolare la metodica IOS, una delle sua applicazioni più note in commercio) in una popolazione di pazienti BPCO valutando in parallelo anche la funzione polmonare con pletismografo. L’obiettivo era quello di valutare se la tecnica impedenziometrica riflettesse la severità della limitazione al flusso aereo misurata con uno spirometro.
Si tratta in realtà di uno studio retrospettivo eseguito in Cina su una popolazione di oltre 200 pazienti seguiti in un ospedale locale dal 2014 al 2016.
Trattandosi di pazienti studiati un paio di anni fa, la distinzione nei gruppi GOLD di BPCO è stata fatta sulla base della limitazione funzionale (GOLD 1-4); i pazienti selezionati non potevano essere asmatici e sostanzialmente possiamo definirli “puliti” come negli studi randomizzati controllati più grossi. Molti dei parametri misurati con IOS sono risultati significativamente diversi nei 4 gruppi GOLD, in particolare R5 (resistenza a 5Hz, espressione delle resistenze totali del sistema), X5, R5-20 (espressione delle resistenze delle vie aeree periferiche), Ax e Fres.
Questi parametri a loro volta hanno dimostrato una correlazione discreta anche con i parametri funzionali misurati tradizionalmente, in particolare le correlazioni più forti sono emerse con FEV1 % predetto, MMEF 75-25% e RV/TLC, quindi sia parametri più strettamente legati alla limitazione del flusso aereo, sia parametri maggiormente espressione di iperinflazione. In particolare sono stati i parametri di reattanza quelli maggiormente correlabili ai valori funzionali spirometrici.
Giustamente, tuttavia, gli Autori non utilizzano questi dati per affermare che l’oscillometria forzata sia in grado di soppiantare le tradizionali prove di funzionalità respiratoria, ma sottolineano il possibile ruolo di arricchimento al dato funzionale tradizionale che questa tecnica può offrire. Peraltro non è escluso che in pazienti incapaci di eseguire una manovra spirometrica completa, l’esecuzione di un esame oscillometrico possa comunque offrire elementi utili al clinico, vuoi per confermare la natura ostruttiva del problema, vuoi per documentare un peggioramento nel tempo del quadro funzionale, evidenziabile con aumento delle R o decremento della X.
Lo studio offre dati piuttosto limitati per poter trarre delle conclusioni solide, trovo interessante tuttavia notare come i principali parametri IOS correlino piuttosto bene tra i vari gruppi GOLD e che soprattutto piuttosto solida appia la distinzione tra GOLD 1-2 e GOLD 3-4 che rappresenta forse la distinzione funzionale principale in questi pazienti, vuoi per le decisioni terapeutiche che per le implicazioni prognostiche e quindi per impostare un adeguato follow-up. Rimane da capire se abbia davvero senso utilizzare la metodica e soprattutto quando. Al momento non vedo questa tecnica un’alternativa assoluta alla spirometria, ma forse, quando abbiamo dati dubbi o pazienti non in grado di eseguire una spirometria in modo soddisfacente, potremmo pensare di integrare i dati spirometrici con quelli di oscillometria forzata e fare delle considerazioni più complete.
A mio avviso i dati offerti dallo studio IOS delle vie aeree sono sicuramente molto interessanti, tuttavia emerge una domanda ovvia. Come mai in molti anni da quando questa tecnica è disponibile, non è mai entrata nell’uso comune? La risposta non è univoca, ma sono diverse le motivazioni che rendono poco fruibile questa metodica. Per primo la scarsa conoscenza della tecnica, se si esclude chi direttamente si occupa di fisiopatologia respiratoria ad un livello perlomeno discreto, ma anche la minor riproducibilità del dato intra-paziente rispetto alla spirometria, l’assenza di “robusti” teorici di riferimento e cut-off di significatività per ogni valore misurabile. Probabilmente questi limiti e purtroppo il progressivo disinteresse della comunità scientifica verso le tecniche di fisiopatologia respiratoria hanno relegato questa tecnica ad un ambiente pediatrico dove, in assenza di alternative, è stata adottata e valorizzata più che nell’ambito pneumologico dell’adulto.