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L’asma bronchiale è una malattia cronica delle vie aeree caratterizzata da ostruzione bronchiale più o meno accessionale, solitamente reversibile spontaneamente o in seguito alla terapia; si associa ad ampia variabilità nel tempo della funzione polmonare; provoca iperreattività bronchiale e un accelerato declino della funzionalità respiratoria che può evolvere, in alcuni casi, in una ostruzione irreversibile delle vie aeree. Clinicamente si manifesta con dispnea, respiro sibilante, tosse, senso di costrizione toracica, la cui intensità varia in rapporto all’entità dell’ostruzione bronchiale e al grado della sua percezione da parte del paziente (1). L’asma colpisce circa 300 milioni di persone al mondo ed è, pertanto, la malattia respiratoria più frequente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che l’asma sia responsabile di circa 250.000 decessi all’anno e della perdita di 15 milioni di DALY (anni di vita aggiustati per la disabilità). Sebbene la prevalenza vari da nazione a nazione e in funzione dell’età, circa il 10% dei bambini e il 5% degli adulti sono affetti da tale patologia (1). L’attuale prevalenza di asma in Italia, benché inferiore a quella di molte altre nazioni, rappresenta una notevole fonte di costi sia sociali sia umani. I costi diretti sono pari all’1-2% della spesa sanitaria totale, mentre quelli indiretti (perdite di giornate di lavoro, limitazione nelle attività quotidiane, mortalità prematura) rappresentano oltre il 50% della spesa totale (1).
Nonostante sia stato ampliamente dimostrato che l’uso regolare dei farmaci determini una prolungata remissione dell’asma, ne migliori i meccanismi fisiopatologici di base e prevenga le riacutizzazioni, la compliance al trattamento tra i pazienti asmatici è limitata. Le cause di una scarsa aderenza al trattamento derivano da fattori svariati e le conseguenze dello scarso controllo dell’asma, complessivamente ben documentate, affliggono aspetti diversi della malattia che hanno un impatto notevole sulla qualità di vita. In quest’ottica l’educazione del paziente è una priorità per il medico non inferiore a quella della prescrizione del trattamento (1).
L’efficacia degli interventi educazionali è stata documentata da lavori in cui gli interventi erano in grado di ridurre la morbilità dell’asma sia nei bambini sia negli adulti e dove il livello di conoscenza della malattia correlava con il controllo (2). Le informazioni più importanti da trasmettere in un programma di educazione sono quelle inerenti la natura della malattia, la possibilità di poterne prevenire l’evoluzione ed i fattori che ne determinano l’aggravamento (1).
Il ruolo del Medico di Medicina Generale (MMG) nella gestione del paziente asmatico è ben descritto nelle linee guida. Esso ha un ruolo chiave sia nel riconoscere il paziente con sospetta asma ed indirizzarlo verso un percorso clinico strumentale per una corretta diagnostica sia nella gestione del follow-up del paziente asmatico monitorando sintomi, individuando fattori di rischio e monitorando tecnica inalatoria e aderenza terapeutica (3). Molti studi, tuttavia, mettono in evidenza una carenza da parte dei MMG nell’aderire alle linee guida e nel mettere in pratica con i pazienti i piani d’azione scritti dagli specialisti. Gli stessi studi, d’altro canto, pongono l’attenzione sulla difficoltà da parte dei MMG nel gestire in modo ottimale il paziente asmatico per limiti di tempo, per il crescente aumento numerico di pazienti da seguire e per il rapido invecchiamento della popolazione. Inoltre i MMG riscontrano nei pazienti asmatici scarsa comprensione della malattia e di conseguenza tendenza a non aderire al trattamento e/o ricorrere agli specialisti solo nei casi di urgenza e emergenza (4). Per migliorare l’aderenza e quindi il controllo delle malattie croniche è necessario educare e formare il paziente a un’autogestione ottimale della sua malattia. Per ottenere ciò però si è evidenziato sempre più la necessità di coinvolgere, oltre allo specialista e al MMG, altre figure sanitarie (es. infermieri o fisioterapisti). Negli ultimi tempi nei paesi sviluppati una nuova figura sanitaria è stata coinvolta nei piani educazionali di malattie croniche, quali il diabete o l’ipertensione arteriosa: il farmacista territoriale, che viene a giocare un ruolo importante nell’educazione del paziente e nella gestione di dispositivi e piani terapeutici personalizzati (5). Anche per l’asma bronchiale una collaborazione tra MMG e farmacista può svolgere un ruolo chiave per migliorare l’aderenza alla terapia e la conoscenza della malattia. Alla luce di ciò questa review ha voluto analizzare gli studi che hanno valutato percorsi assistenziali di collaborazione tra MMG e farmacista per il management dell’asma. La review ha valutato 23 studi in totale di cui sei RCT, quattro C-RCT, tre interventi controllati, sette pre-post e tre case-report. I risultati della review hanno evidenziato l’impatto positivo della collaborazione tra MMG e farmacista sulla gestione della malattia. In particolare i pazienti inseriti in percorsi assistenziali di collaborazione tra MMG e farmacisti hanno mostrato: un uso più corretto della terapia inalatoria, una riduzione di utilizzo di farmaci per l’emergenza come il salbutamolo, una migliore conoscenza della malattia e una più efficace autogestione della stessa. Nel complesso gli studi forniscono quindi evidenti dati a favore dell’utilità di adottare percorsi di collaborazione tra MMG e farmacisti per la gestione del paziente asmatico; tuttavia serviranno ulteriori studi clinici più ampi per aumentare la nostra comprensione riguardo questo argomento.
 

Bibliografia

  1. Global Initiative for Asthma, update 2017. Link www.ginasthma.org
  2. Coté J, Cartier A, Robichaud P, et al. Influence on asthma morbidity of asthma education programs based on self-management plans following treatment optimization. Am J Respir Crit Care Med 1997;155:1509-14.
  3. Bettoncelli G, Berardi M, Calzolari M, et al. Criteri pratici per la gestione del paziente asmatico nel setting della Medicina Generale. Rivista SIMG 2009;3.
  4. Barton C, Proudfoot J, Amoroso C, et al. Management of asthma in Australian general practice: care is still not in line with clinical practice guidelines. Prim Care Respir J 2009;18:100-5.
  5. Watkins K, Bourdin A, Trevenen M, et al. Opportunities to develop the professional role of community pharmacists in the care of patients with asthma: a cross-sectional study. NPJ Prim Care Respir Med 2016;26:16082.