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Il ruolo del fumo di tabacco e specie quello di sigaretta nell’insorgenza delle patologie respiratorie croniche, prima fra tutte la BPCO, del cancro del polmone, e di numerose altre patologie non respiratorie è assolutamente indiscusso, rappresentando un enorme problema di salute pubblica mondiale nel secondo millennio, e avviandosi a diventare una vera emergenza nel terzo (1). La conoscenza dell’agente eziologico e dei suoi meccanismi patogenetici rende evidente come l’approccio fondamentale debba essere quello preventivo. Le strategie volte alla cessazione del fumo sono quindi prioritarie, e il beneficio derivante della cessazione del fumo è altrettanto certo quanto il danno da esso provocato (2). Tuttavia il percorso della disassuefazione dal tabagismo, a tutti gli effetti una dipendenza, non è certo semplice: la possibilità di offrire al fumatore informazioni e un corretto approccio educazionale, la rapida e semplice fruibilità di un supporto strutturato alla cessazione, e soprattutto un assiduo e assistito monitoraggio del mantenimento dell’astinenza sono fattori cruciali per il conseguimento del risultato. Un problema particolare è rappresentato dalle ricadute: si stima infatti che oltre il 50% dei fumatori ogni anno attui un tentativo di cessazione, ma solo tra il 5 e il 7% di essi riesca a mantenere l’astinenza a 6 mesi (2). La maggior parte delle ricadute occorre entro alcune settimane dalla cessazione (3), e gli interventi motivazionali offerti tramite colloqui individuali o telefonicamente sembrano avere debole evidenza di efficacia in una metanalisi di 63 studi pubblicata nel 2013 (4). Dunque, la ricerca di nuove e più efficaci strategie per la prevenzione delle ricadute, facilmente fruibili dagli utenti e favorite dai moderni mezzi di comunicazione, appare una vera priorità.
In questo articolo recentemente pubblicato sul Journal of Medical Internet Research gli autori intendono valutare la fattibilità di un protocollo di studio volto a testare l’efficacia di interventi basati su Internet nella prevenzione delle ricadute, attraverso l’identificazione di alcuni elementi: numerosità e caratteristiche degli ex-fumatori che si registrano in siti Web per la cessazione, pattern di utilizzo dei siti, e potenziali fattori predittivi di mantenimento dell’astinenza. I partecipanti erano selezionati tra ex-fumatori che si registravano e accedevano a siti Internet evidence-based per la cessazione dal fumo, cercando informazioni e supporto. Il reclutamento, immediatamente successivo alla registrazione al sito, era basato su un modulo di richiesta alla partecipazione previo consenso informato, e sulla compilazione di un questionario di valutazione basale e dopo 1 mese di follow-up. Sono stati reclutati allo studio, della durata di 10 mesi, 1.141 partecipanti dei quali 395 eligibili; di questi 221 (56%) hanno completato il questionario di valutazione basale, ma solo 123 di essi (55,7%) hanno terminato il follow-up a 1 mese. L’età media era di 44,25 anni (SD 12,78), con predominanza nel campione del sesso femminile (78,7%) e della razza bianca (88,7).
Pur se con il limite di una casistica relativamente esigua, evidenziato dagli stessi autori, questo studio offre alcuni spunti interessanti, suscettibili di futuri sviluppi. Ad esempio, è emerso che circa la metà dei partecipanti aveva cessato il fumo appena 1 settimana prima della registrazione al sito, circa i 2/3 erano portatori di patologia fumo-correlata, e la maggior parte aveva attuato negli anni precedenti vari tentativi di cessazione, utilizzando farmaci e/o metodi alternativi. Applicando modelli di regressione univariata, tutte queste caratteristiche risultavano associate ad alta motivazione a mantenere l’astinenza e maggiore propensione all’uso del supporto Web, con pattern di utilizzo più intensivo (numero di visite, tempo di consultazione, numero di pagine visitate) da parte di coloro che avevano cessato di recente. Il dato potrebbe indicare una maggiore precarietà dell’astinenza in questi soggetti, da un lato motivati a non fumare ma dall’altro alla ricerca di un supporto per consolidare lo stato di ex-fumatori. Ciò sembra tra l’altro coerente con la prevalenza nel campione del sesso femminile, più interessato alla propria salute e più incline alla ricerca di informazioni sanitarie online (5). Non sono invece emersi fattori correlati all’utilizzo di Internet chiaramente predittivi di astinenza, anche se l’utilizzo più intensivo del Web sembra associarsi ad un incremento di questa, ma senza significatività statistica. In generale, una minore frequenza di ricaduta è stata osservata in coloro che avevano: età maggiore, astinenza di più lunga durata, miglior stato di salute, e che avevano ricevuto in precedenza il consiglio di cessare il fumo da parte di operatori sanitari, confermando se mai ce ne fosse bisogno l’importanza di un loro attivo ruolo in questo ambito.
Certamente si tratta di uno studio preliminare e di fattibilità, ma la possibilità di utilizzare uno strumento moderno e pressoché ubiquitario come Internet per migliorare gli outcomes della lotta al tabagismo, in particolare nel delicato ambito delle ricadute, appare estremamente interessante. Magari in futuro veicolabile tramite le app degli smartphones, ormai parte integrante della vita di moltissime persone in tutto il mondo.


Bibliografia


1.    Peto R, Lopez AD, Boreham J, Thun M. Mortality from smoking in developed countries,     1950–2005. 2nd ed. (http://www.ctsu.ox.ac.uk/~tobacco).
2.    CDC. Quitting smoking among adults — United States, 2001–2010. MMWR Morb Mortal Wkly Rep 2011;60:44-9.
3.    Zhou X, Nonnemaker J, Sherrill B, et al. Attempts to quit smoking and relapse: factors associated with success or failure from the ATTEMPT cohort study. Addict Behav 2009 Apr;34:365-73.
4.    Hajek P, Stead LF, West R, et al. Relapse prevention interventions for smoking cessation. Cochrane Database Syst Rev 2013;8:CD003999.
5.    Fox S, Duggan M. Health Online. 2013. http://www.pewinternet.org/2013/01/15/health-online-2013/ [accessed 2015-02-11].