- Pubblicazione il 16 Dicembre 2025
Nel mese di settembre 2025 la rivista Sleep Medicine ha pubblicato uno studio italiano dal titolo “Excessive daytime sleepiness and sex-related differences in the clinical presentation of obstructive sleep apnea in Italian patients”. L’articolo tratta l’argomento della eccessiva sonnolenza diurna (EDS) e della differenza di genere nelle apnee ostruttive nel sonno (OSA) in una popolazione omogenea rappresentativa della realtà italiana.
L'EDS, sintomo che colpisce tra il 15% e il 50% dei pazienti con OSA, è associata a una prognosi più sfavorevole per le malattie cardiovascolari e ha un rilevante impatto sulla sicurezza e sulla qualità della vita [1] [2]. L’EDS sembra essere più strettamente correlata all'entità dell'ipossiemia durante il sonno piuttosto che alla severità dell'OSA valutata in termini di indice di apnea-ipopnea (AHI) [3].
Sebbene per decenni l'OSA sia stata considerata una malattia prevalentemente maschile, negli ultimi anni è stata riconosciuta la necessità di identificare le manifestazioni specifiche della patologia nel sesso femminile, in quanto la prevalenza di OSA nella donna dopo la menopausa diventa simile a quella dell’uomo di pari età. Le donne con OSA presentano però caratteristiche cliniche, che risultano assai diverse rispetto agli uomini, e riconoscerle permette di instaurare rapidamente e con successo strategie terapeutiche personalizzate e più efficaci.
L’articolo pubblicato analizza i dati raccolti durante la valutazione iniziale dei pazienti reclutati nello studio OSAREDS (OSA-related Residual EDS prevalence in Italian Patients). Lo studio, retrospettivo e multicentrico, ha analizzato i dati dei pazienti OSA che si sono rivolti, dal 2014 al 2019, a sette Centri italiani dedicati alla gestione di questa patologia.
Gli endpoint dello studio erano di fornire informazioni sull'incidenza dell’EDS in una coorte italiana di pazienti con OSA concentrandosi sui seguenti fattori: sesso, presentazione clinica, comorbilità e gravità dell'OSA.
Sono stati studiati 2.663 pazienti di età media di 55,7 (± 9,4) anni, di essi il 77,4% era di sesso maschile, con BMI medio di 31,2 (± 4,6) kg/m2.
Nello studio è emerso che il 39,5% dei pazienti italiani, in accordo con i dati di letteratura, presenta EDS al momento della diagnosi. I pazienti con EDS sono più giovani, più obesi, più sintomatici e con OSA più grave in termini di AHI rispetti ai pazienti che non presentano EDS. Inoltre, nello studio, la sonnolenza diurna presente al momento della diagnosi era significativamente associata alla gravità dell'ipossiemia notturna espressa dal CT90% ma non all’AHI. Da un punto di vista di pratica clinica questo implica che l’AHI, da solo, non possa essere considerato un parametro strumentale sufficiente per definire la severità e la prognosi dell’OSA o per indirizzare la scelta terapeutica, ma debba essere integrato con la valutazione del “carico ipossico”.
I principali predittori di EDS identificati nello studio mediante l’analisi multivariata - astenia, compromissione della capacità di guida, riduzione soggettiva delle funzioni cognitive e aumento della percentuale di tempo trascorso con saturazione di ossigeno <90% (T90%) - rimarcano come la sonnolenza sia un sintomo complesso in cui fattori neurofisiologici e metabolici giocano un ruolo determinante.
A differenza di altri casi in letteratura, non è stata trovata in questo lavoro una relazione inversa tra prevalenza di EDS ed età, probabilmente perché - dicono gli autori - sono stati esclusi dallo studio i pazienti di età superiore a 70 anni.
L’analisi in base al sesso ha permesso individuare interessanti diversità di genere che contribuiscono a identificare e delineare uno specifico “fenotipo femminile”. Nelle donne, infatti, è stato osservato rispetto agli uomini:
- Maggiore percezione del sintomo sonnolenza: le donne, più frequentemente degli uomini, per questo sintomo si rivolgono al medico curante e, su sua indicazione, all’ambulatorio del sonno;
- Maggiore età al momento della diagnosi: verosimilmente perché la prevalenza di eventi ostruttivi nella donna aumenta dopo la menopausa, per il ridursi del trofismo muscolare e per la ridistribuzione del grasso dovuto al cambiamento ormonale;
- Obesità di grado più grave: il sovrappeso è più comune tra gli uomini, mentre l'obesità di classe 2 è più diffusa nelle donne. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che nella donna la distribuzione del grasso è di tipo ginoide, e pertanto necessita di un BMI più elevato per indurre l'OSA, mentre negli uomini l'obesità è di tipo centrale ed è un fattore di rischio più forte per l'OSA anche a valori di BMI più bassi;
- OSA meno severa in termini di AHI a parità di sonnolenza. Diversi fattori, quali i cambiamenti nell'anatomia delle vie aeree superiori dovuti all'invecchiamento, gli ormoni, la distribuzione del grasso e la stabilità del controllo respiratorio, possono spiegare le differenze di genere nella gravità dell'OSA. Le donne, infatti, presentano un numero inferiore di apnee ostruttive, ma una maggiore limitazione del flusso aereo inspiratorio, probabilmente dovuta a una faringe più corta e a una Pcrit più negativa, che causano una maggiore stabilità delle vie aeree superiori;
- Minore gravità dell’ipossiemia notturna;
- Diverso profilo sintomatologico: le donne con OSA spesso presentano insonnia, movimenti delle gambe, cefalea mattutina, riduzione della libido;
- Comorbilità differenti. Fra le comorbilità nella donna è più frequente riscontrare il decadimento cognitivo, la depressione, l’ansia, il diabete di tipo 2, la malattia da reflusso gastroesofageo e l’asma.
I limiti di questo studio indicati dagli autori sono:
- il disegno retrospettivo dello studio;
- l’impossibilità di correlare la sonnolenza alla struttura del sonno perché la polisonnografia è stata eseguita in un numero limitato di soggetti, anche se l'assenza di parametri; polisonnografici non sembra influire in modo significativo sulla rilevanza dei risultati clinici;
- la disfunzione cognitiva è stata valutata solo soggettivamente.
Il maggiore punto di forza di questo studio, a nostro avviso, deriva dal fatto che sono dati ottenuti su una popolazione rappresentativa della realtà italiana: vi è una scarsità di evidenze rigorose e specifiche che affrontino questo fenomeno nel contesto italiano e, attualmente, la maggior parte dei dati epidemiologici sull'EDS nell'OSA proviene da studi condotti in altri paesi.
Sarebbe auspicabile, in futuro, un’estensione prospettica dello studio che includa l’analisi della struttura del sonno, dei marker infiammatori e neurocognitivi, e del ruolo del trattamento (CPAP e altre terapie) nella regressione dell’EDS, differenziando per sesso.
In conclusione, lo studio fornisce dati riguardanti la popolazione italiana e pertanto aderenti alla realtà della nostra pratica clinica, e contribuisce a identificare le caratteristiche dei pazienti OSA che al momento della diagnosi presentano EDS, in Italia quasi il 40%, permettendo di personalizzare le strategie di gestione clinica e terapeutica. Inoltre, sebbene non siano emerse differenze significative nella prevalenza dell'EDS tra i sessi, lo studio offre un contributo significativo nella definizione del fenotipo clinico di genere. Le differenze riscontrate nel profilo sintomatico e nelle comorbidità tra uomini e donne evidenziano l'importanza di una fenotipizzazione basata sul genere, fondamentale per identificare e gestire l'OSA con un approccio personalizzato capace di migliorare la sintomatologia e con essa la qualità della vita, ma anche di prevenire le complicanze cardiovascolari e neurocognitive.
Bibliografia
- Mazzotti DR, Keenan BT, Lim DC, et al. Symptom subtypes of obstructive sleep apnea predict incidence of cardiovascular outcomes. Am J Respir Crit Care Med 2019;200:493–506.
- Waldman LT, Parthasarathy S, Villa KF, et al. Understanding the burden of illness of excessive daytime sleepiness associated with obstructive sleep apnea: a qualitative study. Health Qual Life Outcomes 2020;18:128.
- Bouloukaki I, Vouis T, Velidakis A, et al. Polysomnography differences between sleepy and non-sleepy obstructive sleep apnea (OSA) patients. Healthcare (Basel) 2025;13:478.


