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Un’alterata funzione dei muscoli delle alte vie aeree è una delle cause principali della comparsa delle apnee ostruttive nel sonno (OSA). Si è tentato in vario modo di intervenire su di essa, ad esempio con la stimolazione elettrica del muscolo genioglosso durante il sonno, o allenando i muscoli della lingua mediante stimolazione elettrica.

Un ulteriore tentativo, apparso inizialmente bizzarro, era stato quello di cercare di allenare i muscoli con l’uso di un insolito strumento musicale a fiato, il didgeridoo. Il successo di questi mezzi è stato parziale e la loro applicazione limitata solo a piccoli gruppi, fondamentalmente per scopi di ricerca. Proprio prendendo spunto dal lavoro sul didgeridoo, gli autori di questo articolo hanno pensato di mettere a punto un approccio più specifico e ragionato per migliorare la funzione dei muscoli orofaringei. Sedici pazienti con OSA di moderata entità si sono sottoposti ad un programma di esercizi, sotto guida di una logopedista, che coinvolgessero muscoli del palato molle, della lingua e della faccia, e funzioni stomatognatiche.

Ciascuno degli esercizi aveva una durata di pochi minuti e doveva essere eseguito ogni giorno, in qualche caso più volte al giorno. Dopo tre mesi i pazienti venivano sottoposti ad una polisonnografia di controllo e ad una rivalutazione dei sintomi. Quindici soggetti di controllo eseguivano una terapia placebo per lo stesso periodo e venivano poi rivalutati nello stesso modo. Solo i primi pazienti mostrarono miglioramenti dei parametri polisonnografici (in qualche caso fino ad una loro normalizzazione), della sonnolenza, del russamento e della qualità soggettiva del sonno; inoltre in questi soggetti la circonferenza del collo diminuiva in assenza di variazioni del BMI. I miglioramenti osservati con questo trattamento sono stati dello stesso ordine di quelli determinati dai dispositivi orali di avanzamento della mandibola, ormai entrati a far parte della pratica clinica, come osservato dagli autori.

Tra i suoi vantaggi potrebbero esservi l’assenza di effetti collaterali e la possibilità per i pazienti di dormire senza l’applicazione di alcun apparecchio. Il limite principale potrebbe essere rappresentato da una limitata compliance alla terapia: infatti, sembra che occorra una pratica costante degli esercizi perché i loro effetti persistano nel tempo. Va sottolineato come l’esperienza riportata nello studio riguardi solo soggetti con OSA di entità moderata. Questo studio apre una promettente prospettiva per un nuovo trattamento dell’OSA. Risposte più complete sulla sua efficacia potranno essere fornite da studi eseguiti su casistiche più ampie, per periodi di tempo più prolungati e su soggetti con diversa gravità dell’OSA.

A cura del Dr. Oreste Marrone