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Haifa, presentato il rapporto OMS sui costi dell'inquinamento

In Europa sono 600 mila i decessi causati dall’inquinamento. In Italia si stimano 33 mila morti per le quali il nostro paese spende il 4,7% del Pil, pari a 97 milioni di dollari all’anno. A dirlo è il rapporto dell’OMS Europa e Ocse presentato nei giorni scorsi ad Haifa, Israele, in occasione della conferenza internazionale sull’ambiente e la salute. Al centro del rapporto il costo economico degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Europa.

L’onere economico associato alle morti causate dall’inquinamento dell’aria viene stimato in base ai costi economici che i paesi sono disposti ad affrontare per evitare le malattie e i conseguenti decessi attraverso interventi mirati.

Secondo lo studio dell’OMS, oltre il 90% dei cittadini europei è esposto a livelli annui di agenti inquinanti che vanno ben oltre i limiti stabiliti dalle linee guida emanate dall’OMS in tema di qualità dell’aria.

“Il problema reale è lo scarso interesse per questi numeri” commenta Gennaro D’Amato, capo del Gruppo di Studio BPCO, ASMA E MALATTIE ALLERGICHE di AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri). “L’inquinamento è un problema di ordine politico e sociale. Spero che i governi colgano l’invito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche i comportamenti delle persone devono cambiare” continua D’Amato “preferire l’automobile a una passeggiata significa contribuire all’inquinamento. E’ necessario sensibilizzare l’opinione pubblica favorendo un cambio di mentalità”.

“L’OMS si è chiesto: quanto costa l’inquinamento?” continua Gennaro D’Amato. “Secondo i dati del report, in Europa, c’è stata una riduzione delle emissioni di anidride carbonica rispetto a cinque anni fa pur assestandosi attorno a livelli superiori ai limiti stabiliti dall’OMS. Purtroppo però occorrono decenni perchè si riducano le concentrazioni atmosferiche dell'anidride carbonica già emessa."

“Il grosso problema è rappresentato dalle polvere inalabili o particolato respirabile (PM10), e dalle polveri fini PM2.5 e da quelle ultrafini 0.1. Le polveri fini e ultrafini arrivano a livello degli alveoli polmonari e poi passano al circolo sistemico. Gli individui maggiormente a rischio sono i soggetti cardiopatici e quelli con broncopenumopatia cronica ostruttiva (BPCO) con cardiopatia. Per questi soggetti aumentano morbilità e mortalità. Altra categoria a rischio è rappresentata dagli asmatici cronici che non si curano bene e i fumatori o ex fumatori che hanno sviluppato bpco ed enfisema polmonare.”

“Un altro intervento importante, che andrebbe incentivato, è rappresentato da un’integrazione delle aree verdi: piantare nuovi alberi che catturano l’anidride carbonica e liberano ossigeno” conclude Gennaro D’Amato.

Ufficio Stampa AIPO