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L’effetto protettivo dell’Attività Fisica (AF) sullo sviluppo di malattie cardiometaboliche è stato ampiamente descritto. Un incremento di AF si associa ad un miglior metabolismo glucidico, composizione corporea, pressione arteriosa, profilo infiammatorio e aumento delle aspettative di vita (1). Nelle apnee ostruttive nel sonno (OSA), l’ipossiemia intermittente e la frammentazione del sonno si associano a variazioni metaboliche ed infiammatorie che contribuiscono alla fisiopatologia delle malattie cardiometaboliche, quali diabete mellito tipo 2, ipertensione, infarto del miocardio, sindrome metabolica (2). Gli Autori dello studio preso in considerazione hanno ipotizzato che il miglior profilo metabolico di individui fisicamente attivi giochi un ruolo protettivo nei confronti dell’OSA e riduca il rischio relativo di malattie cardiometaboliche. Lo scopo del lavoro era di esaminare gli effetti di AF come moderatore dell’associazione tra riduzione di severità dell’OSA ed incidenza di diabete, ipertensione, infarto del miocardio e sindrome metabolica in uno studio di popolazione con follow-up di 8-9 anni, condotto a San Paolo del Brasile (EPISONO study).
La popolazione studiata era costituita da 658 soggetti volontari di età compresa tra 20 e 80 anni valutati mediante polisonnografia e una serie di marker biochimici (PCR, interleukina-6, insulina, glucosio, HDL, trigliceridi), valutazione della resistenza e sensibilità all’insulina. Il livello di AF veniva misurato mediante questionario IPAQ (International Physical Activity Questionnaire), che classifica AF in livelli (basso, moderato e alto) ed è in grado di stimare l’equivalente metabolico (MET) sulla base del tempo trascorso in attività di basso, moderato e vigoroso impegno fisico nel corso di una settimana.
Dei 658 volontari studiati, il 32% era classificato non-OSA, 30,5% OSA lieve, 18,7% moderata, 18,7% severa. L’analisi dei marker sierici mostrava nei soggetti con OSA, rispetto al gruppo non OSA, valori di insulina, resistenza e sensibilità all’insulina, HDL e trigliceridi significativamente alterati. Inoltre, nel corso del follow-up i soggetti OSA presentavano un rischio di sviluppare diabete tipo 2 più alto di 3,5 volte, infarto miocardico di 4,37 volte e ipertensione di 2,02 volte. Quando i soggetti apnoici venivano stratificati in OSA attivi e OSA con bassa AF, il rischio relativo di sviluppare diabete tipo 2 si riduceva a 0,493 ed indicava che i soggetti erano protetti contro lo sviluppo del diabete.
Valori elevati di MET erano correlati negativamente con l’indice di apnea/ipopnea (AHI), anche quando l’associazione tra MET e AHI era corretta per il valore di BMI. Comparati con il gruppo non-OSA, i valori di MET erano in media del 47,4% più bassi negli OSA lievi, 57,8% negli OSA moderati, 69,7% negli OSA severi. I risultati dello studio implicano quindi che AF risulta un fattore protettivo contro lo sviluppo di diabete tipo 2 in pazienti con OSA. Inoltre, AF riduce il rischio di sviluppare OSA; già precedenti studi avevano infatti osservato una relazione tra AF e gravità dell’OSA, ma quello in esame è il primo studio prospettico con stima di incidenza. Il livello di attività si associa inoltre con un miglior profilo cardiometabolico, come confermato dall’associazione negativa tra MET e marker cardiometabolici. La terapia di prima linea nell’OSA è la CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), ma è noto che questa ha uno scarso impatto sui fattori di rischio cardiovascolare (3), al contrario dell’attività fisica che migliora il profilo metabolico e riduce il rischio cardiovascolare.
E’ quindi chiaro che la riduzione dei fattori di rischio e la terapia specifica dell’OSA (CPAP) debbano essere oggetto di un programma di cura completo per pazienti con tale tipo di problema. In un precedente lavoro commentato in questa rubrica nel luglio scorso, gli Autori (4) avevano proposto, in uno studio di intervento, un programma riabilitativo per pazienti con OSA severa in trattamento con CPAP, che mirava all’incremento di AF e alla riduzione del rischio cardiometabolico. In quello studio, gli Autori osservavano un effetto positivo del training sulla pressione arteriosa ed una riduzione della circonferenza dell’addome e del collo. Inoltre nel gruppo che effettuava il riallenamento, indipendentemente dalle modalità, si osservava una riduzione del rapporto LDL/HDL e del livello sierico di insulina (4). I risultati di studi di questo tipo forniscono argomenti validi allo sviluppo di strategie combinate di trattamento per popolazioni di pazienti il cui trattamento richieda l’applicazione di componenti multiple: farmacologico, “ventilatorio”, comportamentale, in modo da migliorare la prognosi di pazienti OSA con concomitante rischio cardiometabolico. Questo approccio estende gli effetti di un trattamento “riabilitativo” ad una popolazione di pazienti che allo stato attuale soltanto marginalmente viene arruolata nei programmi strutturati di riabilitazione respiratoria, e estende gli obiettivi stessi del trattamento alla riduzione del rischio cardiometabolico utilizzando dei parametri oggettivi di monitoraggio e di miglioramento. E’ una popolazione di pazienti che, nonostante il miglioramento indotto dal trattamento con CPAP, non incrementa i livelli di attività fisica; quindi, lo sviluppo di programmi strutturati, con precisi obiettivi di training che migliorino in maniera quantificabile i livelli di attività fisica e la capacità d’esercizio (5) è auspicabile.
 

Bibliografia

  1. Myers J, Mc Auley P, Lavie CJ, et al. Physical activity and cardiorespiratory fitness as major markers of cardiovascular risk: their independent and interwoven importance to health status. Progr Cardiovasc Dis 2015;57:306-14.
  2. Gozal D, Kheirandish-GozalL. Cardiovascular morbidity in obstructive sleep apnea: oxidative stress, inflammation, and much more. Am J respir Crit Care Med 2008;177:369-75.
  3. McEvoy RD, Antic NA, Heeley E, et al. CPAP for prevention of cardiovascular events in obstructive sleep apnea. N Engl J Med 2016;375:919-31. 

  4. Vivodtzev I, Tamisier R, Croteau M, et al. Ventilatory support or respiratory muscle training as adjuncts to exercise in obese CPAP-treated patients with obstructive sleep-apnea: a randomised controlled trial. Thorax 2018;73:634-43.
  5. Mendelson M, Marillier M, Bailly S, et al. Maximal exercise capacity in patients with obstructive sleep apnoea syndrome: a systematic review and meta-analysis. Eur Respir J 2018;51:1702697.