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È ormai chiaro che la presentazione clinica dell’infezione da SARS-COV-2 è ampiamente variabile ed è altrettanto chiaro come nella maggior parte dei casi persista una compromissione respiratoria e motoria di diversa durata e gravità a breve e a lungo termine nel periodo post-infezione.

Ad oggi, con le nostre attuali conoscenze, non vi sono dei metodi di misura standardizzati che permettano di valutare qualitativamente e quantitativamente tali compromissioni fisiche.

Pertanto ci è sembrato interessante segnalare una revisione sistematica della letteratura recente con metanalisi sull’argomento, pubblicata nel giugno 2021, che ha preso in considerazione gli studi apparsi da gennaio 2020 a febbraio 2021 e che è stata condotta tramite i motori di ricerca Medline, CINHAL e Pedro.

Alla fine della ricerca su 156 articoli potenzialmente rilevanti, sono stati considerati eleggibili 31 studi osservazionali (di cui 8 trasversali), 1 studio randomizzato controllato ed 1 protocollo di studio. Sono stati esclusi revisioni e case report.

La qualità metodologica degli studi è stata valutata grazie al National Institute of Health (NIH) quality assessment per gli studi di coorte e cross-sectional, e si è mostrata bassa per 11, discreta per 14 e buona per 6 degli studi inclusi, con un accordo tra i valutatori del 94.2%. La mancanza di cecità, il calcolo della numerosità campionaria o della potenza statistica sono tra i principali bias riscontrati. Questo risultato era abbastanza prevedibile se consideriamo che l’improvviso scoppio della pandemia e l’imminente bisogno di dati della comuntà scientifica hanno portato ad un elevato indice di pubblicazioni con una schiacciante pressione clinica sui ricercatori comportando una inevitabile ridotta resa in termini qualitativi.

Negli studi analizzati sono stati ritrovati 28 diversi metodi di misura utilizzati per valutare le prestazioni fisiche dei pazienti affetti da COVID-19 e tra questi sono risultati più frequentemente utilizzati: l’Indice di Barthel, il 6MWT, l’SPPB e l’1m-STS. 

L’indice di Barthel è stata la scala di valutazione maggiormente utilizzata per misurare il grado di disabilità nelle ADL. È un indice che permette di esaminare le prestazioni dei pazienti prima e dopo il trattamento clinico e riabilitativo, prevedere il tempo necessario per la riabilitazione e valutare il grado di assistenza infermieristica richiesto.

Il 6MWT è il gold standard per la valutazione dell’esercizio fisico ed è validato per la maggior parte delle patologie polmonari croniche. È sensibile, riproducibile e facile da eseguire.

L’SPPB rappresenta la somma dei punteggi di 3 prove funzionali: mantenimento dell’equilibrio, cammino su 4 metri lineari e capacità di eseguire per 5 ripetizioni il sit-to-stand. È uno strumento rapido e semplice da condurre, utilizzato per valutare la performance di pazienti affetti da BPCO e la misura della funzione degli arti inferiori, correlabile alla capacità di esecuzione delle ADL.

L’1m-STS è semplice da eseguire e gli studi fino ad oggi hanno dimostrato che è un test ben tollerato, sensibile e riproducibile in pazienti con BPCO, fibrosi cistica e malattie polmonari interstiziali.

La revisione della letteratura che abbiamo preso in esame ha effettuato una ricerca anche in termini di sintomatologia correlabile al grado di disabilità dei pazienti con COVID-19: nello specifico sono stati presi in considerazione la “dispnea”, la “fatigue” e il dolore.

La dispnea è un sintomo che limita significativamente la capacità di esercizio e le ADL; la gravità della dispnea non può essere prevista né valutata con le prove di funzionalità respiratoria, pertanto deve essere valutata in modo specifico e tra gli studi analizzati ne sono stati individuati 12 che indagano la dispnea durante l’attività fisica utilizzando però scale diverse.

La “fatigue” è un sintomo altamente disabilitante nelle malattie respiratorie croniche e nonostante sia ben riconosciuto il suo impatto negativo sulla qualità di vita del paziente, è ancora un sintomo poco considerato e spesso sottodiagnosticato e non ci sono attualmente metodi di valutazione specifici che possano permetterne una valutazione quantitativa e/o qualitativa.

Il dolore durante il movimento è un sintomo debilitante responsabile delle ridotte prestazioni funzionali e negli studi analizzati non è mai stato utilizzato alcun metodo di valutazione di tale sintomo, ad eccezione di 2 studi in cui ne è stata riportata la presenza/assenza durante il movimento.

Ultimo dato evidenziato dall’analisi sistemica è quello correlato alla desaturazione indotta dall’esercizio fisico che è associata a limitazione funzionale. Nell’esaminare tale dato è fondamentale notare come la definizione vari molto tra gli studi clinici analizzati: da SpO2 < 88% ad una variazione di SpO2 pari al 4% con o senza nadir SpO2 < 90%.

I risultati della revisione dei dati della letteratura confermano che i pazienti con infezione da SARS-COV-2 presentano nel breve e lungo termine un diverso grado di declino funzionale motorio e respiratorio. L’ampia gamma di dati riportati negli studi indica differenze sia nella tipologia dei pazienti analizzati sia nei tempi di valutazione sia nei setting di cura in cui ciascuno studio è stato realizzato. Tuttavia, va tenuto presente che, in particolare nella prima ondata della pandemia, l’assegnazione dei pazienti potrebbe essere stata influenzata da problemi organizzativi oltre che dalle particolari condizioni cliniche dei pazienti. 

I risultati vanno intepretati con cautela poiché gli studi considerati sono quasi tutti osservazionali in cui sono stati utilizzati strumenti di valutazione molto diversi tra loro con esigenze organizzative differenti. Ma la scelta di quali misure utilizzare in base alla fase di malattia e al setting di cura rappresenta un problema che necessita ancora di adeguate valutazioni: è necessario standardizzare la scelta, la tempistica e l’interpretazione dei sistemi di misurazione delle prestazioni fisiche dei pazienti COVID-19. Sono necessari studi con qualità metodologica superiore finalizzati a chiarire la validità delle misure utilizzate, in quali setting utilizzarle e l’utilità delle stesse nel verificare i cambiamenti nel tempo e le risposte ai trattamenti. 

Vi è quinti la necessità di identificare delle misure di valutazione convalidate e standardizzate che ci permettano di effettuare adeguati confronti fra gli studi e fra i diversi tempi di follow-up, e la raccolta dei dati della pandemia proseguita nei mesi successivi a quelli già esaminati potranno tradurisi in un numero crescente di studi centrati sulla questione affrontata.

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